mercoledì 4 febbraio 2009

Una pizza senza confini

La mancanza del lavoro spinge ogni giorno centinaia di persone ad affacciarsi sulle coste del mediterraneo e ad affrontare il viaggio della speranza verso l’Italia. Dieci anni fa Ataalla Nasr Hamed Haly ha preso i suoi pochi bagagli ed è partito da El Muonfia alla volta di Brescia per cercare lavoro, per cercare l’Eldorado: il suo Paese natale l’Egitto, infatti, non offriva garanzie a un neo geometra. Un lembo di terra carico di storia che non sa offrire opportunità. Da El Muonfia, una cittadina a 80 km dal Cairo, a Brescia grazie all’interessamento di alcuni amici. La sua destinazione gli permette lentamente di imparare l’italiano e di avere il necessario per vivere con lavori saltuari. Per cinque mesi si ritrova a fare il lavapiatti per tre ore al giorno. Da lavapiatti viene promosso, per la sua capacità di apprendere, aiuto cuoco al ristorante “La Torre”. Dinamico e volenteroso Ataalla Nasr Hamed Haly, in arte “Mimmo” apprende tutti i trucchi del mestiere perché, come ama dire, “quando si vede una scala bisogna salire e fare un gradino alla volta”. Fin qui la storia potrebbe essere comune a quella di molti altri extracomunitari arrivati in Italia. Nel 2001 il giovane egiziano (classe 1973) incontra sulla strada un bresciano (Piero Valzelli) che segnerà il suo futuro. Piero, nato a Prevalle nel 1937, è un borgosatollese d’adozione se non altro perché dal 1969 vive e lavora come ristoratore nel paese in continua espansione alla periferia di Brescia. Chi lo conosce bene sa che sul lavoro non è uno che si accontenta facilmente, è il classico personaggio che “ha vista” come si definirebbe in gergo bresciano. Nel 2001 Mimmo diventa, dopo aver letto un annuncio sul nostro giornale, il pizzaiolo di Piero. Fra i due si instaura un rapporto di amicizia che porta l’allievo a carpire i segreti del maestro, fidandosi dei suoi dettami come quella volta che, su suggerimento di Piero, Mimmo (di religione musulmana) prese il latte con la grappa per abbassare la febbre. Bastano pochi mesi per convincere Piero che il giovane egiziano ha la stoffa giusta per aiutarlo nella conduzione dell’impresa. Il giovane e l’anziano divisi dall’età anagrafica, dalla cultura, dalla religione e dalle tradizioni, trovano un terreno comune: il lavoro. Subentra anche una malattia che costringe Valzelli a fare la dialisi tre volte alla settimana e soprattutto lo mette nelle condizioni di cercare una spalla su cui appoggiarsi. Nel 2002 Piero e Mimmo costituiscono la Pizzeria-Ristorante “Da Piero e Mimmo”, una Snc. Mimmo, curando personalmente il restyling, ha apportato un’impronta giovanile al locale che ha una capienza di 120 posti grazie anche alla veranda esterna utilizzabile sia d’estate che d’inverno. Nel 2007, dopo l’inevitabile lungo iter burocratico, ha fatto il ricongiungimento con la moglie. Tre mesi fa è nato “Ahmed”, il primo erede, per tutti “Paolo” che si addormenta sulle ginocchia del “nonno” Piero. Il buon andamento dell’attività della pizzeria (400 pizze solo nel fine settimana) ha permesso a Mimmo di inserire nell’organico con un contratto regolare il fratello, il nipote e il cognato. Alla base di tutto la riconoscenza, forse per mettere in pratica quello che altri in precedenza hanno fatto per lui. Anche il Ristorante-Pizzeria “Da Piero e Mimmo” non si discosta, quindi, dal tessuto bresciano caratterizzato da imprese di tipo famigliare.
Articolo pubblicato su "La Voce del Popolo", settimanale diocesano di Brescia

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