sabato 31 gennaio 2009

Benvenuti

Inizia una nuova avventura... un tentativo di leggere la realtà con un occhio critico, ma con un'attenzione a tutto ciò che c'è di positivo
Lontane dal frastuono, vicine al cuore dell’uomo. L’esperienza claustrale assume da sempre un significato enigmatico, la cui lettura è di difficile comprensione. Oggi con il silenzio che fatica a “farsi sentire”, schiacciato dalle grida di persone sempre più affannate, la comprensione è ancora più complessa. Sono diverse le comunità claustrali diffuse in Italia, una di queste – rinata dalle ceneri del terremoto del 1997 – si colloca nelle Marche a Camerino, già sede di un’antica diocesi e di un piccolo Stato che, sotto la signoria dei Da Varano, tra il XIV e il XV secolo si diffuse dall’Appennino all’Adriatico. Undici anni fa il sisma provocò il crollo parziale del convento, noto come monastero di Santa Chiara. L’edificio fu edificato nel 1483 per volere di Giulio Cesare da Varano, che lo destinò alla figlia Camilla Battista. La storia della nobildonna Camilla Battista meriterebbe da sola un approfondimento: dopo una giovinezza trascorsa nell’agio e nel divertimento, a 23 anni decise di entrare fra le clarisse di Urbino. Nel 1484 fece ritorno a Camerino con le consorelle nel monastero costruitole dal padre. Nella cripta del monastero sono venerate le sue spoglie. Attualmente la sua posizione è all’esame della Congregazione per le cause dei santi. Il terremoto, si diceva in precedenza, aveva danneggiato l’edificio rendendolo inagibile e aveva di fatto sancito la chiusura del monastero: le suore dell’ordine delle Sorelle povere di Santa Chiara già anziane avevano fatto ritorno alla Casa di San Severino Marche. Nel 2004 vi si insediarono delle nuove suore giovani con il compito di ricostruire il convento e soprattutto una comunità. Dopo quattro anni di fatica e di difficoltà, il giorno dell’Immacolata, è stata riaperta la chiesa interna con una messa solenne alla quale hanno preso parte molti fedeli, segno tangibile di una comunità che – apparentemente lontana e distaccata dai temi religiosi – si identifica nell’attività del Convento. Si respirava una grande attesa e una grande commozione soprattutto negli occhi di madre Chiara Laura, che in questi anni ha lottato per la riapertura del convento e del chiostro e in molti casi si è scontrata anche con l’indifferenza della società. In questi anni il freddo e la neve dei periodi invernali avevano messo a serio rischio i lavori. La chiesa con il coro per le monache , il chiostro e una piccola foresteria per i pellegrini di passaggio hanno ritrovato una loro dimensione. La presenza “di una comunità orante”, come ha sottolineato Madre Chiara Laura è senz’altro “un dono offerto a tutti”. La testimonianza di persone completamente dedite alla preghiera rimanda inevitabilmente a quel desiderio, nascosto e a volte soffocato nel cuore dell’uomo, di stare con Dio, di cercare il suo volto. “Solo la preghiera – continua madre Chiara Laura – permette al cuore dell’uomo di unirsi al cuore stesso di Dio ed è attraverso la preghiera che noi raggiungiamo il cuore degli uomini”. Le suore di clausura hanno il compito di richiamare all’assoluto di Dio. “A noi è data solo la possibilità di poter seminare la gioia e la speranza, di testimoniare i valori della nostra vita evangelica, di offrire uno spazio di silenzio, di ascolto e di preghiera”. Anche per questo le quattro giovani suore presenti sono e vogliono essere una presenza sempre più viva per chi frequenta il polo universitario di Camerino. Sono solari, non offrono beni materiali, offrono un’occasione di confronto per rileggere la propria vita, partendo dalla contemplazione del volto di Cristo, dall’adorazione eucaristica che tengono ogni giovedì dalle 19.30 alle 20.30. Non è azzardato, parafrasando Paolo VI, definire le suore di clausura “esperte del cuore dell’uomo”.
"Non cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi" Marcel Proust