giovedì 5 marzo 2009

Rizzitelli: sua la firma nell'ultimo successo granata nel derby

Si avvicina il derby della Mole. L’ultima vittoria in casa del Torino con la Juve risale al 25 gennaio 1995. Il mattatore fu un certo Ruggiero Rizzitelli che mise a segno due gol e un assist per il 3 a 2 finale sulla Juve. In quell’anno il Toro s’impose in entrambi i derby con i tifosi che escogitarono una nuova via dedicata a Rizzitelli. Sei stagioni alla Roma prima di passare al Torino, un ambiente nel quale ha trovato lo stesso tifo della capitale e soprattutto ha conosciuto lo spirito del Toro. Rizzitelli in questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net parla anche di arbitri e di una sudditanza psicologica che è sempre esistita. Nel derby solitamente il risultato sfugge ad ogni pronostico. Anche a Torino? Purtroppo a Torino sembra che questa regola non sia quasi mai rispettata. Da quattordici anni è la stessa musica. Non si vedono le vittorie del Toro. Che spiegazione s’è dato? I fattori sono molti. C’è da dire che la Juve ha potuto contare su dei mezzi superiori. Il Torino con l’arrivo di Cairo ha sempre allestito delle squadre che potenzialmente potevano lottare per un posto in Uefa. In questi anni ha avuto troppi alti e bassi. Cosa manca? Manca lo spirito, il cuore granata. Si può spiegare meglio? I tifosi vogliono che i giocatori escano dal campo con la maglia sudata. Cosa si ricorda dell’ultima vittoria casalinga (25 gennaio 1995), targata proprio Rizzitelli, del Toro in un derby? Mi ricordo tutto. Fu una gara tirata fino alla fine: feci due gol e il colpo di tacco che portò Angloma alla rete del 3 a 2 finale. Il derby è un’emozione unica, è molto vissuto (quasi come la conquista di un campionato). In quell’anno, inoltre, vincemmo entrambi i derby. Quali sono state le emozioni indelebili del periodo piemontese? Quando sono tornato a Orbassano ho trovato una nuova via. Quale? Via Ruggiero n° 4, 4 come i gol fatti alla Juve. Torino è nel cuore di Rizzitelli? Quando scelsi il Toro avevo qualche dubbio. Avevo lasciato Roma perché avevo avuto alcuni problemi con l’allenatore. Fui consigliato dal mio procuratore Bonetto. Cercavo tifosi con la passione: ho trovato la stessa passione e lo stesso tifo di Roma. Sono stato abituato a non mollare mai, a lottare palla su palla. Lei ha giocato in piazze importanti e in quelle cosiddette provinciali. Esiste la sudditanza psicologica? Esiste. In certe piazze importanti come Roma, Torino o Monaco si sente la differenza. Quando protestavo gli arbitri facevano finta di non sentirmi; l’ultimo anno a Piacenza, invece, qualche arbitro mi puniva per quello che avevo detto quando giocavo nella Roma o nel Torino. Il problema è dato dal sistema. Un bambino quando inizia a giocare sogna di poter giocare nelle squadre più blasonate. Lo stesso si può dire dell’arbitro che come obiettivo quello di arbitrare le grandi partite. Il problema è oggettivo. Allo stato attuale le grandi squadri possono permettersi di rifiutare l’arbitro. Un pronostico finale per il derby della Mole? Il desiderio è quello di non ritrovarmi ancora una settimana al telefono a rilasciare interviste. Se il Toro vince non si parla più, finalmente, della sfida del 1995. Articolo pubblicato su www.ilsussidiario.net

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